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L’intolleranza al lattosio: sintomi e consigli per una intolleranza alimentare dovuta ad un deficit enzimatico innato o acquisito. Ecco cosa devi sapere sull’intolleranza al lattosio: cos’è, i sintomi, la diagnosi, i consigli alimentari e…. i nostri consigli naturali.

     


Ce lo dicono da quando siamo nati: il latte è l’alimento più completo, indispensabile alla crescita, fondamentale per il benessere delle ossa. Eppure tantissime persone, metà della popolazione mondiale, secondo alcuni dati, non lo digerisce, e insieme al latte non tollera i suoi derivati, come yogurt e formaggio. Si tratta di un’intolleranza non facile da diagnosticare, perché i sintomi sono vari e non sempre immediatamente riconducibili al deficit enzimatico che ne è la causa.
Quella al lattosio è la più comune intolleranza enzimatica, è spesso ereditaria ed è molto diffusa in Asia e in alcune regioni dell’America. In Europa è più frequente nelle aree mediterranee, tra cui l’Italia, e meno nei Paesi del Nord (è curioso ma l’intolleranza sembra più frequente proprio dove il sole è più intenso e la vitamina d per le ossa sia quindi più facile da immagazzinare grazie all’esposizione ai suoi raggi). E’ un genere di intolleranza che non interessa solo i bambini, ma riguarda spesso gli adulti, dato che si può manifestare anche in età avanzata.
Cos’è una intolleranza alimentare, sintomi tipici
Innanzitutto: cos’è una intolleranza alimentare? le intolleranze comprendono l’insieme di disturbi di natura diversa, localizzati in vari organi, conseguenti all’ingestione di determinati cibi. Differiscono dalle allergie in quanto non sono dovute a meccanismi di tipo immunitario e regrediscono con la sospensione del cibo responsabile. Le manifestazioni sono variabili da soggetto a soggetto e possono mutare nel tempo nello stesso individuo. Sintomi riscontrabili in corso di una intolleranza alimentare:
  • riniti, sinusiti, in taluni casi anche tosse secca, stizzosa, sindrome asmatiforme                                              (apparato respiratorio)
  • coliti, colon irritabile, gonfiori, meteorismo, stipsi, diarrea, dolori addominali, gastrite, prurito anale                (sistema gastro-enterico)
  • calo della libido, disuria, cistiti ricorrenti, vaginiti ricorrenti, candidosi recidivanti                                              (apparato genito-urinario)
  • eczema, acne, prurito, seborrea                                                                                                                        (apparato cutaneo)
  • crampi, spasmi, dolori ossei, dolori muscolari                                                                                                    (apparato muscolo-scheletrico)
  • aritmie, palpitazioni extrasistoli                                                                                                                           (apparato cardio-circolatorio)

Il lattosio: cos’è e dove si trova

Il lattosio è uno zucchero composto da un’unità di beta galattosio e glucosio legati in β 1→4. Costituente del latte, il lattosio è sintetizzato dalla ghiandola mammaria a partire dal glucosio ematico secondo lo schema seguente: glucosio, glucosio fosfato, UDP glucosio, UDP galattosio, galattosio, lattosio.
Il lattosio è lo zucchero principale del latte vaccino, costituisce l’8% del latte dei mammiferi, ma oltre al latte e derivati, è utilizzato anche come diluente per le compresse ma anche in diverse lavorazioni alimentari industriali (ma deve essere indicato tra gli ingredienti!).

Intolleranza al lattosio: cos’è e di cosa si tratta

Prima di essere assorbito e utilizzato dall’organismo, il lattosio deve essere scomposto in glucosio e galattosio, due zuccheri semplici. Per effettuare questa operazione è necessario un enzima, lattasi, presente sulla superficie dei villi intestinali. L’organismo che ne è privo dunque non riesce a digerire il latte.
Esistono tre forme di intolleranza al lattosio:
  • genetica detta anche primaria, dovuta a un deficit di produzione della lattasi. Si può manifestare nel bambino nel corso dello svezzamento oppure più tardi nella persona già adulta;
  • acquisita, detta secondaria, conseguenza di altre patologie, come infiammazioni dell’intestino, enteriti, morbo di Crohn, celiachia. Si tratta di una forma transitoria che scompare quando guarisce la malattia (fatta eccezione per il morbo di Crohn e la celiachia, che sono disturbi cronici);
  • genetica e congenita, con la totale assenza dell’enzima lattasi e l’incapacità permanente di trasformare il lattosio in zuccheri semplici.
Più diventiamo adulti e più perdiamo la capacità di digerire il latte. L’enzima lattasi è presente al suo massimo dalla ventitreesima settimana di gestazione, e la sua attività aumenta fino alla nascita. L’apporto del latte è fisiologico nella prima fase della vita dell’individuo, che raddoppia il suo peso nell’arco di circa 6 mesi, dopodichè la produzione di latte anche nella madre viene spontaneamente ridotta. Dopo lo svezzamento l’attività dell’enzima lattasi inizia a decrescere con una riduzione programmata geneticamente, ma variabile da individuo ad individuo. La progressiva diminuzione della lattasi intestinale provoca un malassorbimento di questo disaccaride.
E’ inoltre da ricordare che ogni specie crea il latte per soddisfare il bisogno della propria specie. Noi invece siamo l’unica specie in natura che continua lo stesso a consumare latte anche dopo lo svezzamento, o meglio “a rubare” il latte ad altri mammiferi che stanno allattando i cuccioli della loro specie. Una grande percentuale di individui è intollerante già alla nascita, perchè la natura non li ha dotati dell’enzima lattasi, perciò fin dallo svezzamento la mamma si accorgerà di questo deficit, che nel neonato spesso causa gonfiore, meteorismo, dissenteria e coliche addominali.

La difficoltà di digerire il lattosio

Fin dal 1965 alcuni ricercatori del John Hopkins Medical School scoprirono che una larga parte dei soggetti che presentavano disturbi gastro-duodenali e colitici non tolleravano il latte, o meglio non riuscivano a metabolizzare il lattosio, zucchero complesso che si trova nel latte e nei suoi derivati.
In condizioni normali:
Si è osservato innanzitutto che in condizioni normali, la mucosa dell’intestino tenue non riesce ad assorbire le voluminose molecole del lattosio ed è perciò costretta a trasformarle in monosaccaridi, o zuccheri semplici, glucosio e galattosio, per poterle smontarle e convertirle in energia, tramite l’azione chimica indispensabile di un enzima denominato lattasi (o β galattosidasi); la scissione del lattosio operata dalla β galattosidasi avviene nella superficie esterna delle cellule epiteliali che si trovano sul rivestimento dell’intestino tenue.
Chi ha problemi:
Questo enzima però può essere deficiente in molti individui e pigro nella maggioranza dell’umanità. In pratica, se gli individui con forte deficienza dell’enzima lattasi bevono una tazza di latte, mangiano un gelato, un dolce fatto con il latte o bevono perfino il “sacrosanto” cappuccino del mattino, non essendo in grado di metabolizzare il lattosio lo accumuleranno in quantità abnorme nell’intestino, provocando fermentazione, meteorismo, flatulenza: questo perchè in assenza di beta galattosidasi il lattosio viene processato e fermentato dalla flora batterica contenuta nell’intestino, con conseguente produzione di gas e dolori.

Come capire se si è intolleranti al lattosio?

Se non vengono prodotte sufficienti quantità di lattasi, oppure non viene prodotta affatto, una parte del lattosio non viene scomposta; arriva quindi non digerita nel colon, e per effetto osmotico richiama una quantità di acqua nel lume intestinale, causando di conseguenza un processo di fermentazione da parte della flora batterica. In particolare, la flora batterica dell’intestino cieco idrolizza il lattosio alimentare e lo converte parzialmente ad acido lattico, che a sua volta può dare origine alla formazione di acidi organici (propionico, acetico, butirrico); la degradazione finale avviene nel colon, dove si ha la produzione di idrogeno, metano o anidride carbonica, richiamo di acqua.

Intolleranza al lattosio: sintomi
La sintomatologia è dose dipendente: maggiore è la quantità di lattosio ingerita, più evidenti sono i sintomi, che possono includere flatulenza, diarrea, meteorismo, gonfiore e dolori addominali. Tali disturbi possono essere confusi con quelli derivanti da una sindrome del colon irritabile, da una colite ulcerosa o da altre patologie intestinali. Tra i sintomi extra intestinali invece si segnalano: mal di testa, astenia, perdita di concentrazione, ma anche non raro una reazione sulla pelle, come ad esempio un eczema.
Il quadro clinico è caratterizzato da gonfiore e distensione addominale, diarrea, dolori addominali di tipo crampiforme, flatulenza. Un forte consumo di lattosio tende a provocare disturbi diarroici a causa della degradazione effettuata dalla flora e dell’acidificazione intestinale che ne deriva. Il lattosio assimilato tale e quale non è metabolizzato e si ritrova nell’urina (lattosuria).

Intolleranza al lattosio: la diagnosi

Il test più semplice e affidabile per la diagnosi di intolleranza al lattosio è l’H2 breath test, che valuta la presenza di idrogeno nell’aria espirata prima e dopo la somministrazione di lattosio. In caso di malassorbimento del lattosio conseguente all’assenza dell’enzima preposto al suo metabolismo (lattasi), nell’intestino si verificano processi di fermentazione, con aumentata produzione di idrogeno, che viene assorbito in circolo ed eliminato attraverso i polmoni con il respiro. In condizioni di normalità, nell’intestino si produce un quantitativo minimo di idrogeno, pertanto il suo aumento nell’espirato, dopo l’assunzione di lattosio, dimostra un malassorbimento di varia entità: da lieve a moderato a grave.


Intolleranza al lattosio: i consigli di erboristeriacomo.it

In caso di diagnosi di intolleranza al lattosio, la terapia è quasi esclusivamente dietetica, con esclusione totale o parziale (ovviamente in quest’ultimo caso stando attenti a non superare la quantità di lattosio assimilabile dal proprio organismo!) di latte e derivati, soprattutto formaggi freschi, gelati, frappè, creme pasticcere e panna.

Se l’intolleranza è lieve è possibile controllare i sintomi bevendo latte povero di lattosio e sostituendo i formaggi freschi con quelli a pasta dura, meglio tollerati nelle forme non gravi poichè con la stagionatura il quantitativo di lattosio si riduce drasticamente. Anche lo yogurt può essere tollerato, per la presenza al suo interno di lattasi batteriche, cioè di enzimi prodotti dai fermenti (i batteri) che trasformano il lattosio in glucosio e galattosio. Diversamente, se l’intolleranza è grave, è fondamentale eliminare del tutto il latte, formaggi, derivati (besciamella, panna, cioccolato, ..) e tutto ciò che può contenere tracce di lattosio: attenzione a leggere in maniera accurata gli ingredienti degli alimenti, per verificare che non sia presente il lattosio.

Quali alimenti contengono il lattosio?

Il lattosio può essere infatti presente in vari prodotti alimentari, seppure in piccole quantità, quali:

  • dolci confezionati (biscotti, cioccolato, caramelle, pasta frolla, brioches, merendine, miscele per torte, cracker, muesli, pani speciali, pancarrè);
  • salumi e insaccati (prosciutto cotto, mortadella, salsiccia, wurstel, paste ripiene, hamburger già pronti);
  • alimenti preconfezionati, dove il latte viene usato come conservante;
  • prodotti per l’infanzia (biscotti, pastine, omogeneizzati, liofilizzati);
  • molti integratori, prodotti dietetici e proteici;
  • il lattosio può trovarsi come eccipiente nei farmaci.

Chi è intollerante al lattosio non deve per forza rinunciare allo yogurt, burro e mozzarella, purchè siano “senza lattosio”; quanto alle alternative al latte vi sono il latte di riso, di mandorle, di avena, di noci, di soia, e molte altre, ma il consumo di  questi prodotti va valutato con attenzione perchè hanno un indice glicemico alto. I dolci preparati in casa invece possono essere preparati ad esempio sostituendo l’olio di semi di girasole al posto del burro. Occorre tuttavia precisare che chi evita latte e latticini dovrebbe controllare di assumere o integrare all’occorrenza la vitamina d, a beneficio delle sue ossa.

Intolleranza al lattosio: integratori naturali validi ci sono?

Su Erboristeriacomo.it puoi trovare inoltre Intolerance digest: un integratore naturalmente privo di lattosio e glutine, a base di alfa galattosidasi, beta galattosidasi ed estratto secco titolato di finocchio. Nello specifico, per 2 capsule ecco le informazioni nutrizionali:

  • Beta-galattosidasi 90 mg (pari a 9000 ALU) Alfa-galattosidasi 20 mg (pari a 600 GalU): la galattosidasi è l’enzima specifico che idrolizza il lattosio in galattosio e glucosio e somministrata a soggetti che hanno una bassa attività di lattasi serve per favorire appunto la scissione del lattosio, per loro molto difficoltosa;
  • Finocchio E.S. tit. 0.9-1.1% in olio essenziale 200 mg pari ad olio essenziale 2 mg: l’estratto secco di finocchio aiuta invece alla fisiologica eliminazione dei gas.
Come assumerlo

E’ consigliabile assumere 1-2 capsule di intolerance digest prima dei pasti principali o comunque all’assunzione di alimenti contenenti lattosio o carboidrati non digeribili (intolerance digest è utile anche per chi è sensibile al glutine!). Si può usare anche durante allattamento e gravidanza. L’integratore Intolerance digest può essere accompagnato anche ad Erboflora Intolerance,  il primo sinbiotico (probiotico e prebiotico, quindi più che fermenti lattici classici!) senza zucchero adatto a rigenerare la flora batterica di chi ha l’intestino sensibile o qualche intolleranza che affatica il suo intestino (disbiosi intestinale).

Dott.ssa Laura Comollo


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Bibliografia:
  • Medicina ortomolecolare
  • Esami medici dalla A alla Z. Tutto quello che vorresti sapere su oltre 400 test clinici, di Bruno Brigo)
  • Dizionario degli alimenti. Scienza e tecnica, di Jean Adrian, Régine Frangne, Jacques Potus
  • Allergie e intolleranze alimentari. Conoscerle e prevenirle con una sana e corretta alimentazione, Di Giovanni Posabella

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