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Tisane erboristeria: ecco come si formulano e quali sono i metodi di estrazione delle erbe spiegate dall’erborista professionista.

     


Nell’articolo precedente abbiamo fatto una inquadratura generale su cosa è una tisana, come è definita a livello normativo, quali specie di piante officinali può contenere e quali no (lista Belfrit). Ora entriamo nel vivo del discorso: come un tecnico erborista o un farmacista formula una tisana e i vari metodi di preparazione definiti nella Farmacopea Italiana.

Come si formula una tisana?

Le “species ad tisanas”, secondo l’OMS non dovrebbero contenere più di quattro, cinque o al massimo sei piante officinali. Troppe droghe fanno un “minestrone”, non una tisana, e se non si conoscono bene le piante officinali, si corre il rischio di mettere insieme tannini, mucillagini, steroli e quindi di inattivare il tutto. Fanno eccezione a questa regola le tisane espettoranti e le depurative, in cui si possono mettere diverse droghe, anche dieci o venti. La preparazione delle specie per tisane segue canoni ben precisi, infatti alla o alle droghe che costituiscono il rimedio di base vengono miscelate altre droghe con varie proprietà (sinergizzanti, coadiuvanti, correttive,..). In una miscela composta per tisana si distinguono:

1) Rimedium cardinale o Rimedio di base: la pianta o le piante che assumono il ruolo di azione guida;

2) Adjuvans o Adiuvante: la pianta o le piante che, per sinergia, rinforzano l’azione del primo rimedio o ne compensano, con azione analoga, eventuali effetti collaterali potenzialmente sfavorevoli;

3) Constituens o Complemento: per completare, eventualmente, le azioni accessorie della tisana;

4) Corrigens o Correttore: per la gradevolezza, l’aspetto e l’accettabilità della tisana.

Per le proporzioni: su un totale di 100%, il rimedio base verrà aggiunto al 60% (se ci fossero due droghe cardinali si aggiungeranno al 30% e 30%, se ci fossero 3 droghe previste in formulazione si aggiungeranno al 20%, 20%, 20%), l’adiuvante al 20%, il complemento al 10% e il correttore al 10%.


Come si prepara una tisana?

Il solvente impiegato è per definizione acqua. Il metodo più comunemente usato è quello dell’infusione, che ricalca il modo di infusione del tè: si versa acqua bollente sulle droghe vegetali (vedi sopra) asciutte, si lascia infondere per 5-10 minuti e si filtra. Oltre a questo classico metodo per infusione, in alcuni casi si può ricorrere alla decozione, oppure alla macerazione o alla digestione.

parametri da tenere in considerazione sono: quantità di droga da impiegare per una determinata quantità di liquido, taglio della droga vegetale (grado di sminuzzamento: 4 mm per foglie, fiori, parti aeree, da setaccio 2800 a 4000 per cortecce e radici, setaccio 2000 per i semi), metodo e durata di estrazione.

Per quanto riguarda i metodi di estrazione:

– infusione: è il più utilizzato, un infuso è una preparazione liquida ottenuta estemporaneamente, versando sulle droghe asciutte, ridotte a un grado conveniente di suddivisione e dalle quali si vogliono estrarre i principi attivi, acqua (reagente) (150 o 250 ml) alla T di ebollizione e lasciando poi a contatto con l’acqua stessa per un tempo più o meno lungo,  in un contenitore di vetro o di porcellana, coprendo e rimescolando ogni tanto, per poi filtrare dopo 5-10 minuti. Particolarmente adatto per foglie, fiori e parti aeree (erba) si ottiene così un infuso. Dopo raffreddamento completo, filtrare attraverso ovatta o garza, senza comprimere; portare il filtrato alla massa prescritta con acqua (reagente) calda con la quale si lava il residuo e il filtro.Generalmente si impiegano da 1 a 10 parti di droga per la preparazione di 100 parti di infuso.

L’infusione è una tecnica di estrazione che viene applicata quando la droga è costituita da tessuti teneri e delicati, come foglie e fiori, ramoscelli ed altre parti aeree della pianta; a seconda del tipo di droga utilizzata, l’infusione si protrae per 10-20 minuti, in genere fino a raffreddamento. Il tempo di infusione, anche se importante, non consente di estrarre le sostanze scarsamente solubili in acqua (solo il 10-15% dell’olio presente nella camomilla passa nell’infuso anche dopo un tempo di estrazione prolungato).

– decozione: un decotto è una preparazione liquida ottenuta estemporaneamente facendo bollire in acqua le droghe opportunamente polverizzate, dalle quali si vogliono estrarre i principi attivi. In pratica si ottiene così: la quantità di droga viene messa nell’acqua fredda, si riscalda fino all’ebollizione, si lascia bollire per 5-10 minuti, si fa riposare e si filtra.

Particolarmente adatto per cortecce, legni e radici, soprattutto se ricche di tannini. Non si applica mai a droghe contenenti principi attivi volatili. Solitamente si impiegano 5 parti di droga per preparare 100 parti di decotto.

– macerazione: si versa l’acqua fredda sulla quantità di droghe prescritta e si lascia macerare da 30 minuti a 4 ore o anche per tutta la notte, e comunque secondo le norme stabilite per ogni singola pianta ambiente.

Particolarmente adatto per droghe mucillaginose (in particolare semi di lino, altea) oppure quando si voglia evitare di estrarre sostanze indesiderate: per esempio nel caso di uva orsina, rispetto al decotto, il macerato è preferibile in quanto permette di ottenere una quantità maggiore di arbutina e una quantità minore di tannini. Occorre consumarlo rapidamente perchè, non avendo subito riscaldamento, possiede già in partenza una elevata carica batterica. Si utilizza questa modalità anche per droghe legnose o difficilmente “imbibibili”. In genere si beve, dopo filtrazione, a temperatura ambiente o dopo leggero riscaldamento. In genere si prepara con queste modalità, cioè a freddo, anche la tisana di vischio, malva, ortica foglie, tarassaco radice;

– digestione: si tratta di una macerazione fatta a caldo (circa 40°- 60°C), pertanto più veloce, ma non adatta a piante con principi attivi attivi sensibili al calore.


Conclusioni

L’efficacia di una tisana dipende molto dalle modalità di preparazione, dal rispetto delle dosi, dal tempo di infusione o decozione, dalla posologia.

Le tisane a base di piante officinali posso essere utilizzate efficacemente come coadiuvanti nella cura di diarrea, stipsi, bronchiti, tossi catarrose, digestioni difficili, spasmi addominali, coliti, dismenorree, amenorree, difficoltà nel prendere sonno, come disintossicanti e come coadiuvanti anche nella cura di malattie più complesse come diabete, ipertensione, litiasi, insufficienza epatica e renale.

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Dott.ssa Laura Comollo


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Bibliografia
  • Fitoterapia per il farmacista, P. Chiereghin, 2005, Ed. Tecniche Nuove
  • Manuale delle preparazioni erboristiche, F. Bettiol, 2009, Tecniche Nuove

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