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Curcuma benefici. Scopri sul nostro blog la Curcuma, i suoi benefici e le proprietà e come utilizzarla al meglio in sinergia. Leggi i nostri consigli su questo antinfiammatorio naturale.


Curcuma longa è una pianta caratterizzata da un grosso rizoma, cioè un fusto sotterraneo alto dai 50 ai 120 cm dotato di ampie foglie con picciolo allungato simili a quelle dello zenzero. Il fiore ha un bel colore bianco-giallo pallido. Il nome curcuma deriva dalla parola Kour Koum, che significa Zafferano: infatti la Curcuma è anche nota come Zafferano delle Indie.

La parte utilizzata in erboristeria è appunto il rizoma, che viene raccolto da piante di almeno 3 anni per poi subire in successione le operazioni di lavaggio, breve bollitura con acqua, successiva essiccazione (al sole o in grandi forni) ed infine la macinatura che permette di ottenere una polvere giallo-arancio, colore imputabile alla presenza di curcuminoidi, che sono i principali costituenti della curcuma a cui sono attribuibili le sue proprietà. Tra i curcuminoidi, il componente maggioritario è la curcumina (che costituisce il 95-97% dei curcuminoidi) e a seguire demetossicurcumina e bis-demetossicurumina. Secondo l’EMA la droga essiccata (rizoma scottato ed essiccato di Curcuma longa) non deve contenere meno del 3% di curcuminoidi totali calcolati come curcumina.

I curcuminoidi hanno dimostrato grande interesse a livello scientifico poichè in grado di interagire con numerosi target biologici, e da qui le numerose azioni ad essi attribuite: antiossidanti, antivirali, antimicrobiche, ipoglicemiche, antinfiammatorie e cicatrizzanti.

Curcuma benefici e proprietà

Secondo l’ESCOP, la curcuma rizoma è da utilizzarsi nel trattamento sintomatico di disturbi digestivi lievi e disfunzioni biliari minori. Dalle monografie di ESCOP, EMA, WHO, la curcuma ha le seguenti proprietà:

  • attività coleretica (aumento di secrezione biliare del fegato) e colagoga (aumento di escrezione della bile dalla cistifellea);
  • attività carminativa;
  • attività antinfiammatoria (esibita a livello dei segnali di trasduzione e della trascrizione genica in caso di iperattivazione immunitaria);
  • antinfiammatori, antiossidanti, epatoprotettivi, ipolipidemici e antitumorali.

Curcuma benefici: tra le nuove indicazioni terapeutiche vi sono: degenerazione maculare senile; uveiti, retinopatie diabetiche; controllo del metabolismo del glucosio; complemento alla terapia antineoplastica; malattie neurodegenerative (Alzheimer), dolori articolari; infiammazioni intestinali.

Curcuma longa ed i suoi composti attivi, i curcuminoidi, sono divenuti di estrema attualità da quando si è compreso che gran parte delle patologie croniche del nostro secolo sono imputabili allo stato infiammatorio cronico causato da numerose infezioni acute e croniche. Agli inizi del nostro secolo un particolare interesse è stato rivolto agli enzimi infiammatori ciclossigenasi COX-2 che sono iper espresse in numerosi tumori maligni. Oggi sappiamo inoltre che l’infiammazione cronica di basso grado, o silente, a carattere persistente dopo molti anni può portare ad affezioni croniche degenerative ed al cancro e favorirne l’evoluzione.

In determinati quadri patologici i curcuminoidi, a differenza dei farmaci, consentono di ridurre e migliorare la sintomatologia senza determinare importanti effetti collaterali.


Curcuma benefici: ha grandi pregi ma ha una cattiva biodisponibilità

La curcumina è la forma più attiva nel modulare i segnali infiammatori e la proliferazione cellulare. Nonostante le numerose proprietà dimostrate ed il riconosciuto profilo di sicurezza, l’attività terapeutica della Curcuma è possibile solo ad elevati dosaggi. La cattiva biodisponibilità è essenzialmente attribuibile:

  • allo scarso assorbimento a livello intestinale poiché la curcuma è instabile a pH fisiologico
  • alla rapida metabolizzazione.

Per incrementare la biodisponibilità del composto numerose sono le strategie utilizzate, tra cui la complessazione di curcumina con fosfolipidi, o altri vettori lipidici. Nel fitosoma si ha un’ interazione fra il principio attivo (curcumina) e la testa polare del fosfolipide tanto da risultare parte integrante della membrana. La nuova entità molecolare così formata migliora la biodisponibilità del principio attivo e ne consente l’impiego a bassi dosaggi. Ecco quindi che il fitosoma di curcumina presenta livelli sistemici nettamente superiori alla curcumina non complessata con un aumento della biodisponibilità di 30 volte circa.


Dove possiamo trovare la curcuma in uno stato facilmente assimilabile?

Tra i migliaia di integratori alla curcuma in commercio, Curcuma Gold dei Fitopreparatori Italiani è uno dei migliori: contiene Curcuma Fitosoma®, che grazie all’associazione brevettata con lecitina di soia, ha consentito un notevole miglioramento dell’assorbimento a livello gastro-intestinale e un più rapido attraversamento delle barriere cellulari. Al fine inoltre di potenziare l’efficacia digestiva ed epatica Curcuma Gold contiene anche un estratto secco di zenzero. Lo zenzero infatti, risulterebbe utile per l’azione antinausea e la funzionalità articolare, con contrasto di stati di tensione localizzati, e per il contrasto dei disturbi del ciclo mestruale.

Il notevole miglioramento della biodisponibilità di Curcuma Fitosoma è stato dimostrato nello Studio clinico “Comparative Absorption of a standardized Curcumoid Mixture and Its Lecithin Formulation”. Dallo studio è risultato che l’assorbimento dei curcuminoidi totali è 30 volte maggiore in Curcuma Fitosoma®, l’assorbimento di demetossicurcumina (componente a maggiore attività antinfiammatoria) è 68 volte superiore in Curcuma Fitosoma®, la massima concentrazione plasmatica è superiore di circa 15 volte. Ecco altri studi clinici in vivo condotti su Curcuma Fitosoma®:

  • Curcuma e apparato digerente: l’effetto protettivo dell’estratto di Curcuma sul fegato, da sostanze tossiche come l’alcool, è stato oggetto di numerosi studi. Altri studi clinici hanno dimostrato l’effetto positivo della curcuma su pazienti affetti da colite e sindrome del colon irritabile, migliorando dopo due mesi la qualità della vita e riducendo il dolore addominale. Grazie alla sinergia con lo zenzero l’efficacia digestiva ed epatica di Curcuma Fitosoma è stata potenziata.
  • Curcuma e sistema muscolo-scheletrico: La patologia osteoarticolare è caratterizzata da affezioni del sistema muscolo-scheletrico di tipo degenerativo, quali l’osteoartrosi, e di tipo prettamente infiammatorio quali l’artrite reumatoide.

Nell’artrite reumatoide, malattia cronica autoimmune, la curcumina inibisce quei segnali molecolari che promuovono l’infiammazione e la distruzione articolare ma che sono coinvolti anche nella patologia neoplastica: ha un’ attività simile ai farmaci anti-TNF ma senza i loro effetti collaterali ed è in grado di ridurre la proteina C-reattiva. La curcumina risulta efficace anche nell’alleviare il dolore cronico compreso il dolore neuropatico.

Nell’osteoartrite la curcumina contrasta gli effetti delle molecole infiammatorie che sono responsabili della distruzione della cartilagine, determina la riduzione del dolore ed un miglioramento della motilità delle articolazioni colpite. Da uno studio di Panachi et al. (2015) risulta che in presenza di curcuminoidi viene ridotto in maniera significativa lo stress ossidativo che è un determinante della degradazione della matrice extracellulare ed incrementano i livelli sierici degli enzimi antiossidanti. L’effetto anti iperalgesico della curcumina può essere attribuito al blocco dell’ attivazione del recettore recettore capsaicinico, implicato nel controllo del dolore (Yeon et al., 2010). Uno studio clinico del 2015 di Rapacioli et al. ha messo in evidenza l’attività di Curcuma fitosoma® contro il dolore acuto dimostrando che l’assunzione quotidiana di 4 compresse di Curcuma Fitosoma® sia comparabile al dosaggio terapeutico di paracetamolo ma con effetti collaterali (tollerabilità gastrica) notevolmente inferiori.

  • Curcuma e prostata: In recenti lavori sperimentali risulta che la curcumina è efficace nelle prostatiti croniche non batteriche. Il meccanismo d’ azione può essere attribuito al decremento di alcune citochine pro-infiammatorie TNFalfa nel sangue e nei tessuti e ad inibizione delle ciclossigenasi COX-2 (Zhang et al., 2010); Secondo Kim (2013) citochine pro-infiammatorie secrete da macrofagi in presenza di infiammazione prostatica stimolano la crescita prostatica iperplasica per iper regolazione del fattore HIF-1 alfa che è inibito dalla curcumina. in studi sperimentali la curcumina riduce il peso ed il volume della ghiandola prostatica tanto che Kim et al. (2015) sostengono la sua utilità nel trattamento dell’Ipertrofia prostatica benigna. La somministrazione di Curcuma fitosoma® in pazienti con Ipertrofia prostatica benigna riduce i sintomi dell’affezione.
  • Curcuma e Diabete: un recente studio di Zhang et al 2013 ha affermato che la curcumina potrebbe influenzare positivamente la maggior parte degli aspetti chiave del diabete, l’insulino-resistenza, l’iperglicemia, l’iperlipidemia. Oltre a ciò la curcumina ha dimostrato essere efficace nel ridurre i disordini epatici associati al diabete, come il “fegato grasso” e modulando la neuropatia diabetica. Per ottenere risultati sul diabete con Curcuma Gold è consigliabile l’assunzione per almeno 6 mesi senza interruzioni. Inoltre, un nuovo studio clinico su 38 pazienti diabetici ha confermato l’efficacia di Curcuma Fitosoma nella retinopatia diabetica, nel glaucoma e nella sindrome dell’occhio secco.

Curcuma Gold è consigliata in particolare per l’azione antinausea e per il contrasto dei disturbi del ciclo mestruale. 


Curcuma e zenzero: binomio perfetto per chi ha problemi mestruali

Dismenorrea: cos’è

La dismenorrea primaria (PD) è un disturbo comune, ignorato, sottodiagnosticato e non adeguatamente trattato, sia nelle donne giovani che in quelle adulte. È caratterizzata da crampi dolorosi al basso ventre, che iniziano poco prima o all’inizio delle mestruazioni e che possono durare fino a 3 giorni. Si suggerisce che l’aumento della secrezione intrauterina delle prostaglandine F2α ed E2 sia responsabile del dolore pelvico associato a questo disturbo.

I sintomi associati sono fisici e/o psicologici. I suoi sintomi fisici includono mal di testa, letargia, disturbi del sonno, seni doloranti, vari dolori corporei, disturbi dell’appetito, nausea, vomito, costipazione o diarrea e aumento della minzione, mentre i suoi sintomi psicologici includono disturbi dell’umore, come ansia, depressione e irritabilità.

Mentre la diagnosi si basa sull’anamnesi, sui sintomi e sull’esame obiettivo del paziente, il trattamento mira a migliorare la qualità della vita attraverso la somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei, contraccettivi ormonali e/o l’uso di presidi non farmacologici (ad es. applicazione di calore ed esercizio fisico). I pazienti devono essere monitorati per misurare la loro risposta al trattamento, valutare la loro aderenza, osservare i potenziali effetti collaterali ed eseguire ulteriori indagini, se necessario.

Dismenorrea: fisiopatologia

Sebbene la patofisiologia della dismenorrea non sia stata completamente chiarita, le prove attuali suggeriscono che la patogenesi della dismenorrea è dovuta all’aumentata secrezione di prostaglandina F2α (PGF2α) e prostaglandina E2 (PGE2) nell’utero durante la desquamazione endometriale. Queste prostaglandine sono coinvolte nell’aumento delle contrazioni miometriali e della vasocostrizione, portando all’ischemia uterina e alla produzione di metaboliti anaerobici. Ciò si traduce nell’ipersensibilizzazione delle fibre del dolore e, in definitiva, nel dolore pelvico.

Le prostaglandine vengono sintetizzate attraverso la cascata dell’acido arachidonico, mediata dalla via della cicloossigenasi (COX). La sintesi dell’acido arachidonico è regolata dal livello di progesterone, attraverso l’attività dell’enzima lisosomiale fosfolipasi A2. Il livello di progesterone raggiunge il picco durante la metà della fase luteinica, l’ultima fase del ciclo mestruale, che si verifica dopo l’ovulazione. Se il concepimento non avviene, ciò provoca la degenerazione del corpo luteo e un calo del livello di progesterone circolante. Questo rapido declino del livello di progesterone è associato alla desquamazione endometriale, al sanguinamento mestruale e al rilascio di enzimi lisosomiali, che portano alla generazione di acido arachidonico e, quindi, alla produzione di prostaglandine.

Le donne con cicli mestruali regolari hanno livelli elevati di prostaglandine endometriali durante la fase luteinica tardiva. Tuttavia, diversi studi che hanno misurato le concentrazioni di prostaglandine nella fase luteinica, attraverso biopsie endometriali e fluidi mestruali, hanno rivelato che le donne dismenorreiche hanno livelli di prostaglandine più elevati rispetto alle donne eumenorroiche. Di conseguenza, i crampi mestruali, l’intensità del dolore e i sintomi associati sono direttamente correlati con concentrazioni più elevate di PGF2α e PGE2 nell’endometrio.

Dismenorrea diagnosi: algoritmo di diagnosi e trattamento della dismenorrea primaria

Dismenorrea e cure

Attualmente, i farmaci antinfiammatori non steroidei vengono utilizzati principalmente per trattare la dismenorrea primaria, ma il tasso di fallimento può raggiungere il 20-25%, escludendo le reazioni avverse tra cui mal di testa, indigestione e sonnolenza. Pertanto, è indispensabile cercare una terapia alternativa per alleviare il disagio mestruale nelle donne.

Dismenorrea e zenzero

Lo zenzero ha una lunga storia di uso tradizionale. Contiene diversi costituenti come gingerolo, gingerdiolo e gingerdione, beta-carotene, capsaicina, acido caffeico e curcumina.

Diversi studi hanno dimostrato che lo zenzero ha effetti benefici nella prevenzione del cancro, della nausea e del vomito legati alla gravidanza, della nausea da chemioterapia, della nausea e del vomito dopo interventi chirurgici e dell’osteoartrosi. È stato dimostrato che lo zenzero agisce come un inibitore della cicloossigenasi (COX) e della lipoossigenasi, con conseguente inibizione della sintesi dei leucotrieni e delle prostaglandine. Pertanto lo zenzero è stato utilizzato come antinfiammatorio agendo mediante l’inibizione della sintesi delle prostaglandine. Lo zenzero è quindi degno di considerazione come analgesico nella dismenorrea primaria.

Tuttavia, i risultati suggeriscono che lo zenzero può essere una terapia efficace e sicura per alleviare il dolore nelle donne con dismenorrea primaria se somministrato all’esordio o durante i 3 giorni precedenti le mestruazioni. Anche nello studio “The effect of ginger for relieving of primary dysmenorrhoea“, viene ribadito che lo zenzero è efficace nel ridurre al minimo la gravità del dolore nella dismenorrea primaria.


Integratori con Curcuma e pepe nero? un binomio da non preferire

Il pepe nero aumenta l’assorbimento della curcumina: irrita la parete intestinale aumentando lo spazio tra le giunzioni cellulari e facilitando quindi il passaggio della curcumina; la piperina inoltre interagisce in maniera importante con il metabolismo epatico di fase I e II: riduce il metabolismo dei curcuminoidi, rallentandone l’eliminazione ed aumentandone quindi l’emivita. Tuttavia, vi sono limiti notevoli! il pepe nero è sconsigliato in soggetti che soffrono di ulcera gastrica (è irritante) oltre ad essere un inibitore della fase metabolica 1 e 2, aumentando notevolmente l’assorbimento di numerosi farmaci, come ad esempio Paracetamolo, omeprazolo, naprossene, diazepam.


Conclusioni

Curcuma benefici. Con i numerosi meccanismi molecolari dei suoi molti composti attivi, è oggetto di attenzione per la prevenzione ma anche per la terapia di malattie osteoarticolari, della sindrome metabolica, e per il trattamento di malattie degenerative e tumorali che riconoscono alla base l’infiammazione cronica. Per essere assimilata occorre però il suo utilizzo in forma liposomiale.

Dott.ssa Laura Comollo


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